Riviste di Satira - L'assiette au beurre n° 96 Les Cabotines par Camara





Anno: 1903
Luogo di edizione: Paris
Argomento: Editoria Riviste
Formato: in 4to
Legatura: Fascicolo
Note: Buono stato di conservazione.La più importante rivista di satira politica mai apparsa [...] un capolavoro, in cui centinaia di caratteristi si scatenarono in una satira politica che non ha precedenti e che sarà molto imitata anche all’estero e che purtroppo è diventata rara a trovarsi, in copertina caricatura di Laurent Tailhade di Sarah Bernhard.


Le donne e la satira nelle riviste umoristiche

La satira come arma e come segno

La donna, alla fine del secolo XIX, era ancora nella condizione di una creatura che, ritenuta per costituzione (più che per motivi economici) non in grado di autonomia e indipendenza, era da tenere sotto costante tutela/protezione, e dunque rimaneva priva di certi diritti che invece tutti gli appartenenti al sesso maschile avevano ottenuto già da tempo. Soltanto le appartenenti alle famiglie più facoltose potevano permettersi di sfidare le rigidissime convenzioni sociali esistenti. 
La nuova realtà sociale prodotta dall'industrializzazione comincia però a cambiare la condizione di molte donne. 
E, se nella classe operaia la manodopera femminile era sottopagata e sfruttata ancora più di quella maschile, alla donna di qualsiasi ceto restava completamente preclusa la vita politica, compreso l'emblematico diritto di voto.


Presto, tuttavia, le donne cominciarono a reagire. La lotta, partita soprattutto dalla giovane nazione americana e dall'Inghilterra, con il movimento delle 'suffragette' (nomignolo dispregiativo, usato dagli uomini di tutti i partiti e di tutti i ceti sociali per deridere la pretesa delle donne al suffragio), incontrò una resistenza accanita da parte di politici, intellettuali, operai, mariti, figli e padri, che pure, talvolta, condividevano i principi di giustizia sociale. Le reazioni del 'pubblico' maschile furono quasi sempre improntate all'ironia. 
A cavallo tra Ottocento e Novecento, l'umorismo infatti prendeva come bersaglio la donna raffigurata nei suoi vezzi e nelle sue frivolezze, dall'atteggiamento all'abito, in una parola le sue debolezze vere o presunte: nel momento in cui si deve prendere atto della novità di donne che escono dalle mura domestiche, lavorano, fanno sport, guidano l'automobile, partecipano sia pure con grandi difficoltà alle trasformazioni tecnologiche e sociali della civiltà occidentale, la reazione non si fa attendere e, ai tipi dell''ochetta' scervellata e fatua, della matrona dispotica e snob, della sensuale interessata e arrampicatrice, si affianca ad esempio quello della 'cavallona' androgina e priva di grazia.

Testo dal link seguente relativo alla mostra visitata:


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